di Matilde Vaccaro
Come ogni estate le stradine di Santa Margherita si riempiono di migliaia di turisti tra cui spiccano personalità di rilievo della cultura e dello spettacolo. Tra di loro cammina una distinta signora dallo sguardo vivace: la nipote di Salvador Allende, il presidente cileno morto durante il colpo di stato nel 1973. Durante le vacanze ho avuto modo di conoscerla e rivolgerle qualche domanda.
Denise Pascal Allende si presenta come una donna attiva e piena di vita, con uno sguardo aperto sul mondo che cambia ma rigorosa e definita nelle opinioni. Denise aveva circa 30 anni al momento in cui si verificò il Golpe ed è dovuta scappare in Messico e poi in Brasile con i figli per sfuggire alle persecuzioni dei militari che avevano preso il potere. E’ ritornata nel suo paese 20 anni dopo, quando è finito il regime di Pinochet e sono state fatte nuove elezioni. E’ stata deputata nel parlamento cileno sino alla pensione.
Qual è il suo rapporto con l’Italia?
Il mio rapporto con l’Italia è nato venti anni fa quando sono arrivata dal Cile per visitare i parenti di mio marito, Giorgio Solimano, che vivono a Santa Margherita. La famiglia di mio marito è originaria di quella località.
Cosa le piace in particolare dell’ Italia?
Sono rimasta colpita dalla gentilezza e dall’allegria degli abitanti del luogo, dalle belle spiagge e dal clima caldo. L’Italia per me rappresenta un museo a cielo aperto dove in ogni angolo puoi vedere un pezzo di storia. La vostra storia culturale ha più di duemila anni e questo mi impressiona molto.
Cosa l’ha fatta sentire a suo agio nel nostro Paese?
La cordialità delle persone nei miei confronti, che in Cile si è persa dopo il Golpe ed è stata sostituita dalla diffidenza. Quindi si può dire che del vivere in Italia mi piace il fatto che sia un paese storico, la gentilezza delle persone, il clima e le spiagge.
Cosa le manca del Cile?
Per quattro mesi all’anno lascio i miei figli, i nipoti e i pronipoti e la casa sul mare dove ci riuniamo con tutta la mia famiglia, per venire a vivere qui ed è il mio gruppo familiare a mancarmi. La tecnologia, però, aiuta a colmare la distanza e spesso amici e parenti vengono a trovarmi a Santa Margherita.
Trova grandi differenze nel modo di vivere tra i due Paesi?
Una delle differenze maggiori che ho notato è che in Cile le persone vivono in case in affitto mentre la maggior parte degli italiani vive in abitazioni di loro proprietà. Ho notato anche come le persone in Italia siano più aperte, disponibili e socievoli anche con gli estranei, cosa che non è comune in Cile perché le persone sono diffidenti con gli sconosciuti. Quest’ultima differenza penso sia causata probabilmente dalla cultura che si è instaurata dopo il colpo di stato militare: a causa della delazione per cui potevi essere messo in prigione se le tue opinioni erano in contrasto con quelle del regime. In Italia posso parlare con tutti di qualsiasi argomento senza avere timore, cosa che in Cile non accade: le persone nel mio Paese sono molto più sospettose e guardinghe.
C’è qualcosa dell’Italia che le piace meno?
Non mi piace il fatto che la maggioranza delle persone non sembri interessata alle questioni politiche. Al contrario, in Cile la politica è molto più vissuta dalla gente, tanto che alle ultime elezioni il candidato ha vinto con il 55% dei voti pur essendo molto giovane: all’epoca aveva appena compiuto i 35 anni.
Io sono cresciuta in una famiglia con una forte cultura politica: ogni componente lavorava in politica. Noi eravamo quattro fratelli e non appartenevamo tutti allo stesso schieramento. Quindi fin da piccola le conversazioni a tavola erano sulla realtà del paese. Incuriosita mi sono ritrovata a leggere molti libri su quei argomenti. La mia famiglia partecipava al governo dell’Unità Popolare, io invece iniziai ad agire e a prendere una posizione a diciotto anni quando entrai all’università unendomi ai gruppi socialisti del suo corso universitario. Durante la mia esperienza di deputata, per esempio, ho firmato quasi 40 provvedimenti contro lo sfruttamento minorile rendendo obbligatorio il percorso scolastico. Una delle principali differenze politiche è che in Cile non abbiamo il welfare che c’è qui, mi riferisco a servizi come la scuola e la sanità pubblica, oltre ad essere due Paesi storicamente del tutto diversi: il Cile con duecento anni di storia mentre l’Italia ne ha più di mille.
Pensa che la visione politica di suo zio stia ancora influenzando il Cile e altri paesi latinoamericani?
La politica di mio zio si occupò di alcune riforme del welfare: crearono, ad esempio, una sorta di dipartimento all’interno del Ministero della Salute per la costruzione degli ospedali, pronto soccorsi e i consultori (i centri di primo soccorso). Inoltre istituirono un sistema di distribuzione di latte per le famiglie dato che in Cile all’epoca c’era un problema di denutrizione infantile, perciò le madri potevano andare a segnare in un elenco i figli per accedere a una scorta di latte settimanale. Oltre a risolvere la fame questo sistema ha consentito allo Stato di avere un elenco dei bambini per poter vaccinare, diminuendo in questo modo il tasso di mortalità.
Io penso che il governo di Allende e la sua politica socialista abbia mostrato a molti paesi dell’America Latina la possibilità di cambiare migliorando i diritti civili e le condizioni di vita del popolo. Infatti, al giorno d’oggi, nell’America Latina ci sono molti Stati che hanno un governo socialista come il Messico, il Brasile o la Colombia.
Ha mai sentito il peso del nome che porta?
Per me il nome di Allende è stato sempre motivo di orgoglio oltre che un aiuto per essere ascoltata, nonostante la pressione che crea portare questo cognome credo di aver fatto tutto ciò che era in mio potere per soddisfare aspettative delle persone che mi hanno votato e hanno creduto in me.
E’ stata una grande emozione poter incontrare una personalità storica importante come Denise Pasqual Allende, una donna che ha condotto la sua vita con tutti i pericoli e le incertezze della fuga. Per me è stato un momento di grande arricchimento dialogare con lei sulle differenze tra il nostro paese e una nazione così lontana da noi.