Gli spassi dei cinghiali affamati

Con molta tranquillità e senza riguardo si sono approfittati di una porta aperta e sono saliti fino al giardino del mio vicino. Il primo a rendersi conto del fatto è stato Teo, il mio cane.

di Isabella Perelli

Approfittando di un cancello aperto è salita all’area comune del mio palazzo una bella famigliola di cinghiali, i genitori e quattro bei giovanotti, che hanno annusato e mangiato tutto quello che hanno trovato al loro passaggio.

Il cinghiale è un mammifero della famiglia dei Suidi originario dell’Eurasia e Nordafrica, reintrodotto nel nostro ambiente dopo la guerra. Ormai è già una realtà l’aumento della popolazione degli ungulati, che spesso lasciano il loro habitat per sfamarsi cercando cibo in aree cittadine.

L’avvistamento è successo questo estate sotto casa mia. Con molta tranquillità e senza riguardo si sono approfittati di una porta aperta e sono saliti fino al giardino del mio vicino. Il primo a rendersi conto del fatto è stato Teo, il mio cane, che alle sei del mattino ha cominciato ad abbaiare, poi mio fratello pensando fosse un ladro ha svegliato la mamma che ha allertato tutti gli altri e così siamo andati a vederli.

I sei esemplari non erano tutti uguali: i genitori erano più grandi, di costituzione massiccia, il pelo più scuro e abbondante. I piccoli invece erano teneri, di colore più chiaro e con la criniera sulla fronte e la spalla più scura. Mangiavano la frutta facendo un rumore strano, come quando si schiacciano le noci, con i loro muso allungato hanno lasciato solchi nel terreno per poi scappare al trotto.

La passeggiata della famigliola è finita quando si sono saziati di tutte le prugne e le pesche che sono riusciti a procurarsi. A Camogli e dintorni la presenza di questi animaletti è sempre più frequente.