di Arianna Macchiavello
E così non la troveremo più al bancone della scuola.
La campanella suonerà come ogni anno il prossimo settembre, ma lei non sarà più a salutarci all’entrata: la Pina è andata in pensione. Giuseppina Mannino, per tutti: la “Pina della scuola”, ha terminato il suo servizio presso l’IC Rapallo lo scorso 16 luglio e si godrà finalmente il meritato riposo, i suoi amati fiori e i suoi adorati nipoti.
Per generazioni di studenti la Pina non è stata una bidella qualsiasi, era un po’ come se facesse parte dell’istituzione scolastica stessa.
È stata la prima persona che hai incontrato la prima volta che hai varcato la soglia della scuola e, con lo stesso sorriso e la voce squillante che ti sollecitava a sbrigarti, ha continuato ad accoglierti, giorno dopo giorno, anno dopo anno, durante tutti gli anni della scuola media.
Il bancone della scuola, per tutti: “il bancone della Pina”, è sempre stato il luogo privilegiato dove ogni alunno, prima o poi, ha avuto voglia (o bisogno) di andare.
Lì trovavi tutto quello che ti poteva servire: una comunicazione persa, una fotocopia necessaria, forbici, pinzatrice e l’informazione cui nessun altro, tranne lei, poteva dare risposta.
Se stavi male, lì trovavi termometro, cerotti e infallibile parere medico, anche se spesso bastava il suo sorriso a farti stare meglio. Se ti avevano mandato giù a fare le fotocopie, facevi scongiuri perché ti trattenesse per qualche motivo e ti rimandasse in classe il più tardi possibile. Lei, che lo sapeva, non ti faceva mai mancare la battuta o la domanda strategica che ti permetteva di perdere la manciata di minuti che ti era necessaria, poi con un cenno del capo e un’occhiata complice ti rispediva in classe.
Davvero difficile pensare di non trovarla più al bancone, non sentire più la sua voce squillante che chiama “Naaaa!” il bidello Natale, per farsi aiutare in qualche compito tecnico o urla “Muoversi!” dietro ai ritardatari.
Ci mancheranno i suoi colori sgargianti e i suoi rossetti variopinti, ma soprattutto sarà difficile, nelle cupe mattine invernali, provare a salire le scale per raggiungere la propria classe con quell’allegro buonumore che solo la sua inconfondibile voce riusciva a trasmetterti…