di Ginevra Bresciani
Ieri l’Università di Padova ha conferito a Giulia Cecchettin, la giovane uccisa a coltellate l’11 novembre scorso dall’ex fidanzato, la laurea alla memoria in Ingegneria biomedica. Il suo omicidio, quando aveva già completato la tesi, ed era prossima alla discussione di laurea, ha scosso l’Italia intera. Per giorni non si è fatto che parlare di femminicidio, che è quando un uomo uccide una donna per diversi motivi, ma soprattutto per gelosia e possessività. In Italia questi tipi di omicidi si verificano quasi ogni giorno. Giulia, che aveva 22 anni, è stata uccisa dal suo fidanzato, Filippo Turetta, forse geloso di lei, forse offeso perché lei lo aveva superato negli studi.
Quello di Giulia è stato il 105° femminicidio in Italia. Il fatto che Giulia fosse così giovane, con un futuro brillante alle porte e soprattutto che Filippo fosse il classico bravo ragazzo di buona famiglia, colto, studioso e innamorato di lei, ha lasciato tutti senza parole; c’è purtroppo da
sottolineare che questo ennesimo caso è arrivato quando ancora tutti dovevamo superare un altro omicidio tanto orribilmente eclatante quanto triste: un’altra Giulia, in attesa di un bambino e uccisa barbaramente dal fidanzato.
Quanto questi casi abbiano colpito il nostro immaginario è dimostrato dal fatto che l’Istituto dell’Enciclopedia italiana Treccani ha scelto come neologismo del 2023 proprio la parola “femminicidio”, a differenza degli anni precedenti in cui erano stati inseriti termini più leggeri (melonismo, abilismo, corsivœ …) e dal fatto che la sorella di Giulia Cecchettin, Elena, risulti essere la figura che caratterizza il 2023 in quanto paladina della giustizia che ha trasformato il proprio dolore privato in una responsabilità collettiva.
C’è da dire che spesso è proprio la nostra società che mette in testa concetti sbagliati ; per esempio con le canzoni che noi ragazzi ascoltiamo
ogni giorno: il Doc 3 di Villabanks che dice: “Facciamo sesso e basta non la sopporto quando parla” o Shiva: “Io ti ammazzo solo perché parli con lei”. Queste canzoni sono bellissime da ascoltare, ma il significato può far passare per la testa brutte idee in persone deboli , facilmente influenzabili o che vivono situazioni di disagio psicologico. Ovvio ci sono anche canzoni come “Flowers” di Miley Cyrus in cui si racconta di un amore finito ma soprattutto della ripresa della propria indipendenza emotiva: “I can love me better than you can” canta Miley per dirci di amarci e sono questi i testi che possono aiutarci ad avere il giusto atteggiamento.
Io penso che noi donne dobbiamo essere libere di uscire con amiche o lasciare fidanzati, non dobbiamo aver paura e soprattutto non dobbiamo temere di opporci a comportamenti sbagliati. Si spera che con le nuove generazioni questi omicidi siano più rari e non accadano più così di frequente fino a sparire completamente. Serve un’educazione che arrivi da tutti i canali, a partire dalla famiglia e dai
banchi di scuola. Servono strutture e finanziamenti per proteggere le donne che denunciano e hanno bisogno di aiuto,serve una consapevolezza e soprattutto una maggiore uguaglianza tra sessi; quello maschile deve essere consapevole che non è più il predominante ,serve ricordarsi che siamo nel 2024. L’uomo, per chiamarsi tale, deve sopportare questa dura verità: la donna non è più sottomessa anzi si ribella, può essere migliore di lui e non per questo deve essere umiliata o uccisa, così non si dimostra la forza ma un’immane debolezza.