di Gabriele Bellazzini
In vacanza in Valtellina ho intervistato un cugino di papà che ha l’hobby della viticoltura.
Ho scoperto un mondo che non conoscevo e ho pure assaggiato il vino che produce.
Parlami di te.
Mi chiamo Giovanni, lavoro in tipografia, faccio il grafico e mi occupo di stampa digitale e cartotecnica.
Perché e quando hai deciso di produrre vino?
Ho cominciato per gioco tenendo tre piccole vigne, l’uva cresceva bene e il vino era buono ho deciso allora di aumentare la produzione. È un lavoro soddisfacente anche se faticoso, con i vigneti ripidi e terrazzati.
Hai studiato, sei autodidatta, che tipo di percorso hai seguito per diventare un viticoltore?
Ho studiato come segretario d’azienda, quindi niente a che vedere con l’agricoltura. La passione che ho messo in questa attività mi porta comunque a leggere, studiare ma soprattutto confrontarmi con chi è davvero del mestiere per cercare di imparare il più possibile con confronti diretti. Ho fatti i corsi di utilizzo per fitofarmaci e corsi HACCP per la trasformazione e manipolazione degli alimenti. Ci sono poi aggiornamenti obbligatori ogni 5 anni.
Che tipo di vino produci?
La zona viticola valtellinese può produrre dal vino rosso da tavola fino al Valtellina superiore con le sue sotto zone cioè il Sassella, il Grumello, l’Inferno, il Maroggia e il Valgella. Al momento posso produrre un Valtellina superiore che è un ottimo vino. Poi ogni annata è una cosa a sé, in base alla qualità delle uve se più o meno belle. Il vino può essere declassato o aumentato di valore in base alla zona e alla fascia di mercato interessata. Il vitigno principale o meglio dominante è il nebbiolo. Esso deve essere presente in una quantità non inferiore al 90% delle uve. In Valtellina il Nebbiolo viene chiamato Chiavennasca. Non per un collegamento con il paese di Chiavenna, ma è una derivazione dal dialetto “ciuinasca” che significa “che fa molto vino”.
Qual è l’utilizzo che ne fai? Produci solo per il consumo familiare o lo vendi?
Tutta l’uva che produco viene utilizzata per vinificare. Per l’utilizzo personale nelle annate precedenti, invece dal 2020 ho cominciato a produrre per la vendita; però potrò vendere solo da settembre 2022, dovendo il vino stare in botte almeno un anno e in bottiglia sei mesi prima della vendita.
Come concili lavoro da tipografo con il lavoro da viticoltore?
È durissima e sono consapevole di sacrificare la maggior parte del mio tempo libero. Il lavoro di tipografo mi occupa otto ore al giorno. In inverno i lavori sono più diluiti nel tempo, o meglio non c’è l’urgenza che abbiamo in primavera ed estate. I mesi di maggio, giugno e luglio sono i più impegnativi, le piante vanno seguite nella crescita, legati i tralci ai fili di sostegno; seguono a ruota tutte le pratiche colturali per la crescita corretta dei grappoli. Contemporaneamente ci sono da fare i trattamenti con rame e zolfo e lo sfalcio dell’erba. Mi alzo la mattina alle cinque e vado in vigna fino alle 7:15 poi una doccia veloce e al lavoro in tipografia. la sera esco alle 18 e fino alle 21.30 / 22 ancora in vigna.
Che consigli daresti a chi vuol diventare viticoltore?
Io sono la persona meno adatta per dare consigli però sicuramente chi vuole intraprendere questo lavoro deve impegnarsi solo su questo e sacrificare molto tempo.
La vendemmia di quest’anno sarà buona oppure no?
Le premesse sono buone. Le pratiche colturali rendono la vigna pulita e ordinata, questo facilita l’applicazione dei trattamenti e allo stesso tempo la circolazione di aria tra i grappoli e le foglie impedendo alle muffe e ai funghi di formarsi. Comunque…. Non dire vino se non ce l’hai nel tino!