di Giovanni Rosafio
È il 23 giugno 2018, il penultimo giorno della manifestazione Suq Festival, che si svolge al Porto Antico di Genova. Il suq non è solo un mercato, come dice la parola stessa tradotta dall’arabo, ma è l’incontro di diverse culture che si affacciano sul Mediterraneo e non solo.
Il Suq Festival compie vent’anni, infatti è un’iniziativa che nasce grazie alle idee di Valentina Arcuri e Carla Peirolero nel 1999 e poi nel 2007 diventa una festa in piazza come in altre sessanta città europee. Quest’anno il Suq Festival è dedicato a donne, isole e frontiere, tre parole da tenere insieme per costruire il dialogo, sempre più importante, più degli slogan politici.
L’evento ospita anche i paesi del Sud del mondo come l’India, il Mali e l’Eritrea.
Sui banchi allestiti come tende all’interno del Piazzale delle feste, si possono assaggiare non solo i cibi tipici del nord Africa, ma anche acquistare spezie, tipi di tè, stoffe variopinte con colori naturali, pietre e amuleti, statuette in legno.
Dentro il Suq Festival è nata l’iniziativa “Teatro del dialogo“ che apre le porte a spettacoli di danza, a letture tratte dal Circolo dei canta storie e a momenti di riflessione sul tema dell’ambiente e delle frontiere. Il cielo è di tutti e Genova lo ha dimostrato accogliendo tutti con questa grande festa!
Dietro un piccolo tavolo c’è Abdul Azeem, di origine Tunisina, in testa la shashia e indossa una tunica bianca. Mentre scrive il mio nome in arabo con l’henné, gli porgo alcune domande.
Come mai ti sei spinto a fare questo mestiere?
È una cosa che ho imparato a fare in Tunisia e ho visto che qui piace e quindi continuo a farla.
Ho sentito che ripeti la stessa frase ai tuoi amici, cosa vuol dire?
È un modo salutare, quando salutiamo diciamo “assalamu alaykum” che vuol dire “pace a te” e lo diciamo con la mano destra sul cuore. Gli altri rispondono al saluto dicendo “alaykkum assalam”.
Mi hai incuriosito, come si dice: “buongiorno” ?
Si dice “sabah al khir”.